Tutti, di fronte a scelte importanti, che magari implicano un cambiamento significativo di vita, possono entrare in empasse, agitarsi e vivere un momento di crisi.

Ci sono persone, però, che sono degli indecisi cronici e per cui la scelta di per sé, anche banalmente tra i gusti del gelato da prendere, viene vissuta come una complicata fonte di preoccupazione,

Quale è il significato della paura di decidere?

Ognuno ha le sue ragioni e i suoi schemi che guidano e determinano l’indecisione.

Eccessivo Perfezionismo

C’è chi cerca la scelta perfetta, quella in cui non ci sono aspetti negativi e che non avrà conseguenze di sorte. Per queste persone la realtà è bianca o nera e fanno fatica a cogliere le varie sfumature. Difficilmente ci sarà una strada (o un lato A del foglio) priva di “contro”.

Sarà sempre necessario dare delle priorità, soppesare le variabili e accettare l’imperfezione.

 

Eccessiva Razionalizzazione

Ho visto persone che di fronte a scelte di lavoro o di vita disegnavano modelli matematici su Excel, stabilendo variabili per ognuna delle strade possibili e dando dei pesi percentuali e delle valutazioni a ciascuna di queste.

Questo è uno dei tanti modi in cui ci si autosabota da soli. La vita, purtroppo o per fortuna, non è matematica e non può essere tutta “modellizzata”.

Continuare a ragionare di testa, oltre che molto sfinente, fa perdere contatto con le proprie emozioni, desideri più intimi e sensazioni.

 

Condizionamento degli altri

Talvolta si è talmente “sconnessi” da quelli che sono i propri desideri autentici da farsi guidare nella vita dal giudizio degli altri. C’è chi, infatti, ha bisogno dell’approvazione degli altri per fare le proprie scelte.

Da qui deriva una “corsa” a chiedere pareri e rassicurazioni ad amici, parenti, genitori: “Tu cosa faresti?”, “Sto facendo la cosa giusta?”.

Diventa difficile però arrivare a un’unica strada se si cerca di accontentare tutti o se si tenta di trovare la soluzione che è approvata da tutte le persone interpellate.

In questo caso poi subentra, a mio avviso e per mia esperienza, un’altra dinamica: oltre al bisogno di supporto, ci può essere l’incapacità di scontrarsi con posizioni avverse o la paura del biasimo.

Nel primo caso, ad esempio per figli molto dipendenti dai genitori, o per mogli/mariti poco autonomi nei confronti del giudizi del partner, potrebbe accadere che sappiamo dentro di noi la scelta autentica, che però viene avversata dai genitori (ad esempio “voglio andare a lavorare e abbandonare l’università”). Per certe persone è difficile riuscire a trovare la forza per imporsi e sostenere la propria decisione.

Parimenti è il caso di coloro che hanno una loro preferenza, ma sanno che “per il mondo” è una scelta bizzarra e temono quindi la critica: ad esempio “voglio mollare il posto fisso”. Quanti l’hanno pensato e magari avrebbero avuto delle oggettive possibilità per farlo, ma si sono sentiti bloccati dall’opinione generale e indistinta della gente, che dice “è da pazzi in questo momento lasciare un lavoro sicuro?”.

 

Paura 1: paura del cambiamento

Tra gli ostacoli più netti alle azioni vi è la paura. Nel caso di una scelta, l’empasse può venire dalla paura del cambiamento. Percorrere una strada conosciuta è rassicurante: sappiamo già come muoverci, cosa aspettarci e i rischi, quindi, sono limitati.

Affrontare il nuovo può essere stimolante, ma per alcune persone prevale la dimensione del rischio. Il bisogno di controllo, sicuramente umano, ma in alcune persone particolarmente accentuato, ci fa scappare a gambe elevate di fronte a ciò che non conosciamo, anche se in una piccola parte di noi siamo affascinati dalla nuova possibile strada.

 

Paura 2: “non sarò all’altezza”

Collegata alla paura precedente, vi è anche la paura di non avere le risorse per affrontare la nuova strada. Soprattutto in ambito lavorativo, scegliere un cambiamento significa rimettersi in gioco, spolverare abilità e risorse che sono rimaste a lungo inutilizzate.

Scegliere, quindi, in questo caso, potrebbe metterci faccia a faccia con un fallimento.

 

“Voglio tutto”: “l’ingordigia” dietro alla scelta

Scegliere una strada significa automaticamente rinunciare a tutte le altre possibilità. Talvolta chi nella vita è abituato ad avere tutto, rimane bloccato proprio perché scegliere significa “lasciare andare”

 

Scarsa conoscenza di sé

A volte la difficoltà nella scelta è legata al non conoscersi bene.

Sembra strano, passiamo 24 ore su 24 con noi stessi, ma quanto sappiamo, veramente, dei nostri sogni e delle nostre aspirazioni?

Anni e anni di condizionamenti da parte degli altri, di genitori (reali o dentro di noi) che ci dicono “si fa così”… e abbiamo dimenticato di ascoltare le nostre esigenze.

 

Problemi con la responsabilità

A volte si teme di prendere su di sé la responsabilità della scelta con successivi risentimenti verso se stessi nel caso si faccia la scelta “sbagliata” (sebbene io ritenga che nessuna scelta sia tutta sbagliata).

Questo è l’atteggiamento tipico di chi pensa: “faccio una richiesta di stipendio molto alta, così la palla passa a loro, probabilmente mi diranno di no e così non ho nemmeno bisogno di mettermi a decidere se cambiare o no posto di lavoro”.

Passare la scelta agli altri, significa non prendere una posizione (oppure prendere consapevolmente la posizione di NON scegliere).

 

Focus sul futuro invece che sul presente

A volte l’empasse è dovuto a pensieri come “E se poi non mi trovo bene?” “E se poi ho dei rimpianti?”.

Quello che ho imparato (ma non ci vuole una laurea) è che non abbiamo una sfera per prevedere il futuro e il continuo tentativo di anticiparlo è fonte di un rimuginio fastidioso e faticoso.

Stare nel “qui e ora” significa prendere una scelta per come ci sentiamo adesso e per le informazioni concrete e disponibili nel momento presente.

Tutto il resto sfugge al momento dal nostro controllo.

 

E voi come affrontate le decisioni? Quali sono le strategie? Avete individuato qual è lo schema tipico che talvolta vi blocca al momento della scelta?

 

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